Costruttivismo e Ipnosi
Cosa c’entra il costruttivismo con l’ipnosi? Noi siamo abituati a credere di vedere la nostra vita e la nostra storia in modo oggettivo, come oggettiva pensiamo che possa essere la nostra percezione della realtà. Ma che succede se si applica a tutto questo il costruttivismo? Può succedere, per esempio, che la nostra storia possa assumere caratteristiche diverse?
Il costruttivismo è una corrente che abbraccia diversi ambiti, principalmente quello psicologico e quello filosofico. Sebbene al livello embrionale fosse presente già dalla metà del 1600, il suo vero sviluppo e la sua crescita esponenziale inizia ad avvenire dalla seconda metà del 1900.
I concetti su cui si basa sono relativamente facili da comprendere a livello empirico, ma si è potuto affermare solo recentemente con le scoperte delle neuroscienze, appoggiandosi su solide basi scientifiche.
Nel costruttivismo, in sintesi, si ritiene che quella che ognuno di noi percepisce come realtà, e che dovrebbe essere uguale per tutti, in realtà è diversa per ognuno. Ovvero, ognuno di noi costruisce una sua realtà interna, ritenuta vera, in base alle proprie percezioni, frutto dei propri sensi e della propria elaborazione (conscia, ma soprattutto inconscia). Ma essendo i sensi diversi per ognuno, e soprattutto essendo l’elaborazione interna diversa per ognuno, il risultato finale è che ogni persona percepisce il mondo in modo diverso dagli altri, unico. In quest’ottica il mondo che noi riteniamo reale è reale solo per noi!
Per spiegare meglio questo concetto fondamentale voglio usare le parole scritte in un testo scientifico che tratta di neuroscienze applicate al movimento (quindi privo di speculazioni filosofiche o pseudoscientifiche).
Il libro è “L’intelligenza nel movimento. Percezione, propriocezione, controllo posturale” di Katia Francesconi e Giovanni Giannini, edi-Ermes edizioni.
Alan Berthoz, studioso del “senso del movimento”, sostiene che i sensi interrogano l’ambiente per ottenere informazioni funzionali necessarie alla vita e che attivando i propri recettori interagiscono tra loro per raggiungere l’obiettivo prefisso. I sistemi recettoriali, pur nelle loro specifiche differenze, concorrono a formare percezioni “multisensoriali unitarie”. Il corpo partecipa all’esportazione del mondo esterno, seleziona e organizza le percezioni. Il cervello filtra tali informazioni in funzione dei propri progetti, il corpo impara attraverso se stesso e soprattutto tramite le conseguenze delle proprie azioni. LA PERCEZIONE È UN PROCESSO ATTIVO, non mera interpretazione d’informazioni, in quanto permette la simulazione interna del movimento, la scelta dell’azione da svolgere e l’anticipazione dei suoi effetti. Il cervello discrimina le informazioni sensoriali o ne stabilisce le gerarchie secondo l’obiettivo da raggiungere. Il cervello, nella sua progettualità, si avvale di un’attività predittiva basata sulle interconnessioni tra percezione e azione. Tale capacità predittiva a volte porta alla costruzione di una realtà percettiva che è conforme alle aspettative del sistema nervoso centrale, ma non necessariamente all’ambiente. Il cervello è, dunque, “ORGANO D’AZIONE E NON DI RAPPRESENTAZIONE”.
Le neuroscienze sono arrivate, come si evince dalla precedente lettura, a definire il cervello organo di azione (generando la propria realtà) e non di rappresentazione (cogliendo cioè la realtà per come è).
In questo senso la corrente Costruttivista che afferma che ogni persona costruisce, a partire dai propri sensi, la sua realtà, è completamente avallata e sostenuta.
Tutto questo è fondamentale poiché ci spiazza da quelli che consideriamo i canoni della realtà: oggettiva, cioè indipendente dall’osservatore, e immutabile, cioè non modificabile. Quello che noi consideriamo un oggetto, come una sedia, viene percepito in maniera diversa da ogni diversa persona che vi entra in contatto. Ogni persona percepisce quella sedia in modo diverso in base ai propri sensi e in base al filtro e all’elaborazione cerebrale che segue. I sensi possono essere diversi in base a parametri qualitativi o quantitativi, possono essere affinati maggiormente o meno, e così via. Il filtro e l’elaborazione da parte del sistema nervoso centrale sono ancora più incisivi sulla percezione attiva in quanto subordinati alle esperienze vissute e agli scopi preposti. Tornando alla sedia e parlando dei sensi, un non vedente ne avrà una raffigurazione diversa da quella di una persona con vista acuta. Allo stesso modo una persona che non ha mai visto e usato una sedia ne avrà una percezione diversa da quella di chi ci si siede tutti i giorni, non avendo, il primo, il senso dello scopo. Ma tolti questi due esempi abbastanza palesi, tra le differenze tra le persone di sensi ed elaborazione, si può facilmente scrutare tutta quella che è la gamma di sfumature di percezione di quella stessa sedia da parte di tutte le diverse persone. Cioè quella stessa sedia può esistere o non esistere, ma anche tutte le possibilità nel mezzo.
“Ogni cosa che sentiamo è un’opinione, ogni cosa che vediamo è una prospettiva.”
(Marco Aurelio)
Il risultato finale è che non c’è una visione che sia corretta e oggettiva della sedia, né di qualunque oggetto in questione. Si entra dunque nel campo del soggettivo e della realtà personale. Tale rappresentazione interna e propria della realtà, porta il soggetto a creare una sua personale elaborazione soggettiva con importanti conseguenze sotto molteplici importanti aspetti: si creerà sue convinzioni, credenze, valori, idee, e così via, che influenzeranno di nuovo la visione soggettiva di partenza.
La corrente costruttivista sostiene dunque che OGNUNO SI COSTRUISCE LA PROPRIA REALTÀ A PARTIRE DALLA PROPRIA PERCEZIONE, ricordando che la percezione appunto è ATTIVA e frutto di un sistema nervoso che AGISCE (creando la visione della realtà) e non che rappresenta (cogliendo la realtà per come è).
Ciò vuol dire che la realtà oggettiva non è definibile da qualcuno. In questo la famosa frase costruttivista “tutto ciò che è detto è detto da qualcuno” assume molto più senso rispetto alla banalità che si può immaginare.
E, crollando la visione di un mondo definibile e uguale per tutti, ne consegue che
“La verità è l’invenzione di un bugiardo.”
(Heinz Von Foerster).
Noi pensiamo di descrivere un oggetto, o un fatto, ma quello che descriviamo è come noi percepiamo quell’oggetto o quel fatto. Inoltre, nel descriverlo e definirlo (cioè modificandone l’idea) ne modifichiamo ulteriormente il rapporto. Pertanto non descrivi un fatto per come è, ma un fatto è come lo descrivi. Tutto questo porta a un ciclo continuo di percezione attiva e azione subordinata impossibile da spezzare.
Applicazioni al campo umano
Noi siamo abituati a credere di vedere la nostra vita e la nostra storia in modo oggettivo, come oggettiva pensiamo che possa essere la nostra percezione della realtà. Ma che succede se si applica a tutto questo il costruttivismo? Può succedere, per esempio, che la nostra storia possa assumere caratteristiche diverse. Non sto parlando di cambiare lo svolgimento dei fatti ma semplicemente di farla narrare come da un narratore diverso. Avete notato che certe storie sono straordinariamente più belle se raccontate da certe persone? O che certe persone raccontano barzellette facendo ridere tutti mentre altre suscitano indifferenza? Eppure la storia o la barzelletta sono le stesse. I fatti narrati sono gli stessi ma cambia il contesto, le sfumature, il senso… E che succederebbe se noi ci concedessimo di raccontare la nostra storia in modo più avvincente, appassionante, ricco? Non per questo sarebbe falsa, ma potremmo cogliere sfumature mai viste, contesti diversi, scopi diversi. Girando la domanda al contrario, quanti disagi sono dati non da quella che è la realtà ma da come noi la percepiamo tale? E noi possiamo cambiare tale percezione? Il costruttivismo dice proprio di sì! E noi possiamo farlo per andare nella direzione che più ci aggrada, dandoci semplicemente sollievo o rendendoci pienamente felici.
Ipnosi come strumento privilegiato
L’ipnosi si sposa bene con il costruttivismo per molteplici ragioni. Una di queste è che durante uno stato di trance la percezioni che abbiamo possono mutare in modo molto vario. L’ipnosi è un eccellente strumento di trasformazione della percezione. Durante una seduta di ipnosi si può tranquillamente modificare una qualsiasi percezione del corpo, dei pensieri o delle emozioni, per ottenere diverse cose, prima tra tutte un passaggio di stato mentale. È possibile infilare un ago in una mano senza percepire dolore, viaggiare per le nuvole sentendosi più leggeri dell’aria, gustare un buon cibo, e così via. Questo dice molto di come la nostra percezione influenzi a sua volta le azioni, che influenzano di nuovo la percezione, in un vero e proprio vortice. Durante l’ipnosi sia la parte conscia che quella inconscia sono attive e il soggetto è particolarmente ricettivo e pronto ad attuare un naturale processo di cambiamento. L’ipnotista può aiutare il soggetto in trance, il cui potenziale è molto più attivo che nella normale veglia, a compiere proprio il cambiamento che può giovargli. Tale cambiamento, o rimodellamento percettivo, verso uno stato voluto è fatto nel pieno rispetto della persona (anche perché ricordo che la persona è cosciente, non addormentata! Quindi attiva e partecipe!!!). Sarà la persona stessa ad aiutare l’ipnotista ad aiutarla, perdonami il gioco di parole, indicando la direzione voluta e le proprie intenzioni.
Ecco perché l’ipnosi si accompagna perfettamente al costruttivismo.
Dott. Lorenzo Gay